Il silenzio della malattia dei “fragili”: L’Osteoporosi
20 Ottobre: Giornata mondiale dell’osteoporosi
A causa dei segnali tardivi e di mancanza quasi assoluta di dolore negli stadi iniziali, è spesso difficile riconoscere precocemente l’insorgenza dell’osteoporosi. Una patologia invalidante e subdola che colpisce, solo in Italia, quasi cinque milioni di persone e soprattutto le donne. Nella giornata internazionale dedicata alla sensibilizzazione alla tematica, andiamo più nello specifico per imparare a riconoscerla, curarla o meglio ancora prevenirla con un approccio funzionale e integrativo
Che cos’è l’osteoporosi?
L’osteoporosi non è una malattia solo dello scheletro ma è una malattia sistemica che colpisce anche lo scheletro ed è caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da alterazioni qualitative scheletriche (macro e micro architettura, proprietà materiali, geometria, micro danni) tali da provocare un aumento della fragilità ossea e del rischio di frattura. L’osteoporosi ha un’eziologia sistemica tanto è vero che nel suo determinismo e anche nel suo trattamento, vanno presi in considerazione fattori come l’insulino-resistenza, i livelli di estradiolo, testosterone, DHEA-S, GHe cortisolo, insomma nell’insieme lo status endocrinologico del paziente.
Ne riconosciamo DUE tipologie: SEGMENTALE (colpisce un solo osso, da disuso) o GENERALIZZATA (coinvolge tutto lo scheletro)
L’impatto epidemiologico dell’osteoporosi è molto elevato: si ritiene che in Italia ne siano affetti circa 3,5 milioni di donne ed 1 milione di uomini e, poiché nei prossimi 20 anni la percentuale della popolazione italiana al di sopra dei 65 anni d’età aumenterà del 25%, ci dovremo attendere un proporzionale incremento dell’incidenza della malattia.
L’osteoporosi GENERALIZZATA si suddivide in due forme:
a) le osteoporosi primitive che includono le varianti giovanile, quella post menopausale, maschile, involutiva o senile;
b) le osteoporosi secondarie ad un ampio numero di patologie sistemiche (Celiachia, MICI, Cushing, Autoimmunità sistemica, Diabete, Insufficienza renale, Anoressia nervosa) o all’utilizzo cronico di farmaci quali cortisonici, immunosoppressori o PPI (protettori gastrici)
Fra le osteoporosi, quelle più frequenti sono: la menopausale e quella senile ma importanza rivestono anche quelle associate a celiachia e ipercorticosurrenalismo.
Le due tipologie di osteoporosi (primitiva e secondaria) più frequenti
- Osteoporosi primitiva post menopausale
CAUSA: Secondaria al deficit estrogenico legato alla menopausa (fisiologica o farmacologica) che determina un’accelerazione della perdita ossea. Essa è caratterizzata da una rapida perdita di massa ossea a livello dell’osso trabecolare con perforazione delle trabecole ossee mentre l’osso corticale è parzialmente risparmiato
EFFETTO: aumento del rischio di fratture da fragilità a carico soprattutto delle vertebre e del radio distale che incorrono più frequentemente dopo 10 anni dalla menopausa
EZIOPATOGENESI: La riduzione degli estrogeni conduce ad un aumento della produzione di citochine infiammatorie da parte dei monociti e dalle cellule del midollo osseo. Tali citochine reclutano RANKL e riducono l’OSTEOPROTEREGERINA, una proteina che deve il suo nome al ruolo protettivo che ha nei confronti della massa ossea.
TERAPIA: La terapia sostitutiva ormonale, meglio se con ormoni bioidentici, si è rivelata la più promettente per contrastare l’involuzione della massa ossea in menopausa.
- Osteoporosi secondaria indotta a glucocorticoidi (endogeni ed esogeni)
I Glucocorticoidi sono ormoni steroidei prodotti dal nostro corpo nella zona fascicolata della corticale del surrene. Il principale glucocorticoide è il cortisolo e la sua secrezione è elevata in situazioni patologiche (sindrome di Cushing) o in condizioni di importante e protratto stress fisico ed emotivo. Questi ormoni, però, sono contenuti anche in alcuni farmaci e la loro assunzione cronica provoca una riduzione della fissazione del calcio, stimolando il riassorbimento e riducendo la neoformazione ossea. Essi inibiscono la proliferazione e differenziazione degli osteoblasti e favoriscono l’apoptosi (morte programmata) di osteoblasti e osteociti dell’osso conducendo all’osteoporosi.
QUANDO ACCADE CIO’?: La perdita di massa ossea inizia precocemente ed è più pronunciata nei primi 6-12 mesi di assunzione di glucocorticoidi, soprattutto a livello trabecolare (le fratture vertebrali si possono manifestare precocemente).
Anche con dosi basse, il rischio fratture è molto più elevato rispetto a quello atteso in base ai valori densitometrici del paziente e si riduce rapidamente solo dopo sospensione della terapia.
Il legame fra insulino-resistenza e osteoporosi
Quando l’insulina alterata promuove il depauperamento della massa ossea
Versante poco conosciuto è il rapporto tra insulino-resistenza e metabolismo osseo. Ricerche recenti vedrebbero l’osso come organo endocrino in grado di modificare le risposte dei tessuti all’insulina e anche di essere influenzato dall’insulina stessa.
Gli osteoblasti e gli osteoclasti (cellule che compongono il tessuto osseo) avrebbero, infatti, recettori per l’insulina al di sopra della propria membrana in modo che l’ormone possa influenzare il metabolismo dell’osso. Una secrezione fisiologica di insulina avrebbe l’effetto di stimolare principalmente gli osteoblasti alla produzione di nuovo tessuto osseo. Ad esempio la mancanza di insulina, come nei diabetici di tipo I, porterebbe ad una maggiore fragilità ossea ormai documentata in letteratura. Un’ insulina cronicamente elevata invece promuove la formazione di un osso più mineralizzato ma più fragile perché verrebbe ad essere meno stimolata la formazione di osso trabecolare, che gli conferisce resistenza. L’insulino-resistenza e il diabete provocano il blocco della secrezione di osteocalcina, la proteina non collagenica più importante della matrice ossea. Essa è attivata dalla vitamina K ed il suo dosaggio è ampiamente accettato come marker di formazione ossea, tant’è che un aumento eccessivo dei suoi livelli è indicativo di perdita di massa ossea di varia eziologia.
Come intervenire?
Terapia nutrizionale funzionale e tanta attività fisica con sovraccarichi
L’attività motoria di carico e resistenza
L’esercizio fisico migliora la trabecolatura e la mineralizzazione dell’osso oltre a favorire il controllo glicemico. Per questo motivo il movimento regolare è un punto cardine di intervento non solo nel trattamento ma anche nella prevenzione dell’osteoporosi.
Il picco di massa ossea, di solito, viene raggiunto all’inizio dell’età adulta, intorno ai 30 anni. La sua entità e completezza è determinata da fattori genetici più fattori ambientali (attività sportiva, forza muscolare, dieta, stato ormonale) Raggiunto il picco, ad ogni ciclo di rimodellamento osseo, ci si ritroverà con qualche lamella in meno rispetto agli anni precedenti e questo è un fenomeno fisiologico e inevitabile.
CAUSE: gli osteoblasti con l’età perdono la loro capacità biosintetica per cui gli eventi riassorbitivi superano quelli anabolici. A ciò, concorrono livelli di GH e fattori di crescita che vanno riducendosi con l’età e la minore attività fisica e forza muscolare.
CONCAUSE: Ridurre il movimento con l’età aumenta il tasso di perdita ossea, poiché si perdono le forze meccaniche che insistono sul muscolo e sull’osso sottostante stimolandone il rimodellamento.
Quali sono, allora, i migliori esercizi per rallentare il declino?
Per rinforzare il deposito dell’osso ed irrobustire lo scheletro, i migliori sport sono quelli a carico gravitazionale, che impongono a carico del fisico il peso. Allenarsi con manubri pesanti, salire le scale, effettuare squat ma anche la corsa, la camminata, la ginnastica aerobica e il pilates, sono indicati per aumentare la densità ossea. Il beneficio sarà massimo, poi, se si applicano dei piccoli pesi, per esempio facendo piegamenti sulle ginocchia con dei manubri poiché sarà maggiormente l’entità del carico ad influenzare la densità dell’osso rispetto al numero di cicli di carico. Per cui gli esercizi di forza con pesi rappresentano gli stimoli più efficaci. Diciamo quindi NO ad attività quali il nuoto per la prevenzione ed il trattamento dell’osteoporosi.
E l’alimentazione?
Terapia dell’osteoporosi: Calcio e Vitamine D e K2
Falsi miti e nuove prospettive
Molti pensano che il calcio sia il migliore elemento da assumere in caso di osteoporosi. Da sempre, infatti, è richiesto ai pazienti affetti da osteoporosi di aumentare il consumo di latte e latticini che, come è risaputo, sono ricchi del minerale in questione. Niente di più vero ma, quando si parla di minerali o vitamine contenute in un alimento, bisogna sempre chiedersi qual è la reale biodisponibilità all’assorbimento intestinale. Soffermarsi alla quantità presente nell’alimento in sé, “chimicamente parlando”, si scontra con la reale biochimica del corpo umano.
Ciò accade perché il rapporto calcio/fosforo dei latticini è troppo sbilanciato a favore del fosforo. I latticini, pur contendo molto calcio, contengono anche troppo fosforo, e tale minerale complessa il calcio a formare delle strutture insolubili che rendono tutto il calcio potenzialmente presente: NON ASSORBIBILE
Il calcio contenuto nei latticini non viene assorbito e sarebbe meglio ricavare i quantitativi di calcio necessari (almeno 1 grammo al giorno) dall’acqua, ad esempio, o da altre fonti alimentari.
Un enorme studio epidemiologico (Feskanich D. et al. 1997) condotto su 77.761 donne di età compresa tra 34 e 59 anni, ha correlato un maggior rischio di fratture dell’anca con il consumo di tre o più bicchieri di latte al giorno, in donne affette da osteoporosi. Inoltre, il consumo di latticini o derivati provoca: un aumento di acidosi tissutale per l’eccesso di proteine e il contenuto di sali, l’incremento della presenza di grassi trans-idrogenati fonte di infiammazione e lo sviluppo di reazioni avverse, come le intolleranze. Sarà utile preferire altri alimenti ricchi di calcio come: pesce azzurro, crostacei, molluschi, verdure, legumi, uova, frutta secca che hanno un rapporto calcio/fosforo maggiore di 1 e quindi maggiormente a favore del calcio.
Particolarmente per il calcio, non va contata solo la quantità presente negli alimenti, bensì la % di quella quantità che è biodisponibile, ovvero che, dopo i processi di digestione si distribuisce esattamente nei siti d’azione. Esistono numerose sostanze e alimenti che impediscono l’assorbimento del Calcio, riducendone la biodisponibilità e ad essi ci si riferirà come «sequestranti» del Calcio.
Quali sono i “sequestranti di calcio”?
- Acidi grassi insaturi in eccesso che formano a livello intestinale di saponi insolubili
- Proteine in eccesso
- Fitati e fibre in eccesso: I fitati presenti in legumi, cereali integrali e frutta secca, legano il calcio alimentare facendolo precipitare come sali insolubili, le fibre renderanno più difficoltosa l’assorbimento del calcio
- Ossalati: spinaci, crescione, barbabietola, pomodori, oppure cereali o farine integrali di grano, orzo, avena, mais per il loro contenuto in acido fitico
- Caffeina: aumenta la perdita di calcio con le urine
- Sale in eccesso: aumenta la perdita urinaria di calcio
- Alcool: azione tossica diretta sulle cellule coinvolte nel rimodellamento osseo
- Ipocloridria gastrica: modifica la natura ionica del calcio e lo rende meno assorbibile
- Abuso di farmaci gastroprottettori: causano malassorbimento di Calcio e Magnesio
Per quanto riguarda la Vitamina D, essa è importante poiché regola il metabolismo del calcio e del fosforo per una corretta azione di calcificazione. Senza livelli adeguati di vitamina D e dei sali biliari, infatti, il calcio introdotto attraverso l’alimentazione non potrebbe essere assorbito adeguatamente. Come integrarla? Un’esposizione regolare al sole (30 minuti al giorno almeno) è importante per garantire la sintesi della vitamina D e permettergli di regolare il calcio. Se ciò non dovesse bastare è sempre possibile intervenire con l’assunzione di specifici integratori alimentari.
Per concludere: Il calcio, soprattutto il calcio citrato, favorisce la densità minerale e la forza dell’osso e può prevenire, insieme alla Vitamina D, l’osteoporosi.
Recenti prove scientifiche, tuttavia, suggeriscono che un elevato consumo di calcio o di integratori può aumentare il rischio di malattie cardiache e può essere collegato a un deposito accelerato di calcio nelle pareti dei vasi sanguigni e nei tessuti molli. Per prevenire ciò, associare l’assunzione di Vitamina K2 può inibire la deposizione di calcio sulle pareti arteriose con una riduzione notevole del rischio di danni vascolari. Con l’alimentazione è possibile integrare il quantitativo di Vitamina K2 attraverso l’assunzione di carne grass fed, uova e cibi fermentati, come formaggio, yogurt e soprattutto natto, un piatto giapponese di soia fermentata che ne è particolarmente ricco.
Quali sono, quindi, gli obiettivi da perseguire seguendo un approccio funzionale?
- Evitare troppo sale, cibi confezionati, bibite gasate;
- Controllare il carico glicemico e limitare l’assunzione di cibi con superfici dorate o abbrustolite (i fritti, il pane tostato, gli alimenti grigliati);
- Trattare Obesità e Sovrappeso correlati con Sindrome Metabolica, Insulino Resistenza e Infiammazione;
- Prevenire la malnutrizione proteico – energetica con una corretta dose di proteine;
- Gestire le intolleranze alimentari e le allergie (ad es. celiachia, nickel, lattosio);
- Ripristinare un equilibrio del Microbiota intestinale (fondamentale per sintesi di vitamina K e l’assorbimento dei micronutrienti) limitando il rischio di permeabilità e malassorbimento intestinale;
- Contenere i livelli di Stress in ambito fisiologico come ad esempio: eccesso di cortisolo che provoca alterazione del ritmo sonno veglia; alterazione della secrezione notturna di GH che provoca perdita di un importante stimolo per la sintesi di tessuto osseo;
- Gestire le contaminazioni ambientali (metalli pesanti, distruttori endocrini, fumo);
- Colmare carenze di micronutrienti: aminoacidi, minerali (calcio magnesio, boro, zinco, silicio);
- Assumere vitamine (Vit.C e B6 per il collagene Vit. D per assorbimento del calcio, Vit K per attivazione dell’osteocalcina per la fissazione del calcio);
- Favorire l’assunzione di FUNCTIONAL FOOD ad esempio: Assumere Collagene idrolizzato e Brodo di ossa.
Dall’osteoporosi, purtroppo, non si può guarire… ma si può imparare a riconoscerla per arrestarne l’avanzamento o meglio ancora prevenirla, con l’aiuto dei professionisti giusti